FESTA DELL’INCONTRO

Cattedrale di Padova, 14 settembre 2003

Il Padre Vescovo con e tra gli immigrati cattolici

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OMELIA

 

Sono lieto di rivolgere il saluto più cordiale e dare un caloroso benvenuto a tutti voi, provenienti da vari paesi dell’Africa, dell’America, dell’Albania, della Romania, dell’Ukraina, delle Filippine, dell’India, dello Sri Lanka e convenuti in Cattedrale per celebrare l’Eucaristia.
Il Vescovo che vi accoglie in Cattedrale rappresenta la Diocesi e significa che la Chiesa che è in Padova vi riconosce e vi accoglie come suoi membri e suoi figli; vi abbraccia con sentimenti di carità e di fraternità in Cristo.

Noi vi consideriamo e vi accogliamo non come degli stranieri o come degli extra-comunitari. Voi formate parte integrante della comunità cristiana, ne siete membri a pieno titolo. Questo non è un favore che vi accordiamo, è invece un riconoscimento a voi dovuto. In verità, si diventa membri della Chiesa con il Battesimo, non perché si è italiani, francesi o di altra nazionalità. La Chiesa, d’altra parte, è cattolica, universale, non limitata a un popolo, a una stirpe, a una etnia, a una cultura. Per volontà di Cristo è universale e ha la vocazione e la missione di abbracciare tutti i popoli, tutte le culture e le lingue e formare una sola famiglia, unita nella carità e nella pace. La diversità e l’originalità delle nazioni, delle lingue, delle culture, diventa allora una ricchezza. Per questo io sono contento e riconoscente per la vostra presenza; voi, infatti, portate nella Diocesi qualcosa che noi non abbiamo, voi rendete più completo il volto della Chiesa che è in Padova.

Come Vescovo e in nome della Diocesi di Padova vorrei assicurare tutti voi che ci impegniamo ad accogliervi con amore e ad offrirvi le condizioni perché possiate trovare un ambiente dove incontrarvi, vivere la fede cristiana, celebrare l’Eucaristia, avere anche possibilmente un sacerdote della vostra nazione, rito, lingua e cultura, in modo da non perdere le vostre radici e tradizioni.
Ho pensato bene di mettere al vostro servizio un sacerdote diocesano, Don Elia Ferro, sacerdote che ha acquisito una approfondita e vasta esperienza pastorale nel settore della migrazione, essendo stato cappellano degli immigrati italiani in Belgio e poi svolgendo un importante servizio a Roma, sempre nel settore della migrazione.

Il poter trovare una comunità accogliente, vi aiuta a coltivare la fede, a viverla e testimoniarla in famiglia e negli ambienti di lavoro, a trovare sostegno e solidarietà nelle prove e difficoltà che incontrate. È questo l’impegno della Diocesi e sono fiducioso che voi corrisponderete con il vostro comportamento.

Come cristiani, siete chiamati ad essere cittadini esemplari ed onesti, soggetti di diritti e di doveri. Conosco abbastanza le vostre difficoltà; specialmente quella di trovare un alloggio conveniente, oppure la lontananza della famiglia. A volte non sempre i vostri diritti hanno avuto o hanno pieno riconoscimento; non mancano, purtroppo, anche casi di sfruttamento. Vorrei assicurarvi la mia solidarietà e il mio impegno a sostenervi.

Ma vorrei anche esortarvi ad essere cittadini onesti, leali, rispettosi delle leggi giuste e animati da spirito di solidarietà e dalla virtù più importante: la carità.
Vorrei ancora dirvi che guardo a voi con fiducia e mi attendo da voi un aiuto di testimonianza per la vita cristiana della Diocesi. Voi portate la nostra fede che talora è vivace – penso agli Africani – oppure è passata attraverso la persecuzione, penso agli Albanesi, ai Romeni, Ucraini, etc.

            Gli Orientamenti pastorali diocesani di quest’anno propongono di sviluppare la dimensione missionaria della nostra fede e di coltivarla nell’incontro con gli altri. Voi avete l’opportunità di avvicinare i vostri connazionali. Siate apostoli che testimoniano Gesù Cristo e aiutano a incontrarlo.