Questa é una storia, una fra tante, una storia vera di una giovane africana di 17 anni … una storia che mi ha profondamente commossa. E´ la storia di Nadia (nome fittizio).
Entriamo subito nell´ argomento e vi entriamo in punta di piedi, perché qui é “terra santa”.
Nadia conduce una vita serena nella sua casa, nonostante abbia giá avuto esperienze forti e sofferte come la perdita dei genitori. Ora vive con il fratello maggiore e con altri fratelli e sorelle piú piccoli di lei. Ha una famiglia numerosa e lei impara ad assumersi la responsabilitá di accudire ai fratellini e sorelline, impara a cucinare e riordinare la casa. Insomma, Nadia cresce molto in fretta ma lei non si lamenta, anzi si sente la sorella maggiore e, dopo la morte della mamma, la responsabile della casa.
Un giorno il fratello le parla della possibilitá di trovare, per lei, un lavoro piú redditizio in Europa, come cameriera o forse come collaboratrice domestica. Le fa presente le difficoltá economiche della famiglia. I due fratellini piú piccoli erano giá stati affidati allo zio, ma le difficoltá continuavano ad essere grandi.
Nadia pensa sulla proposta e infine accetta perché lavorare in Europa puó essere la soluzione, forse l´ unica per aiutare concretamente la famiglia e non pesare sul fratello e lo zio.
Assieme a lui parla con un signore del villaggo che giá ha fatto partire altre ragazze e che puó aiutarla per provvedere al passaporto. Nel giro di 15 giorni Nadia ha in mano il passaporto. Dopo una settimana, accompagnata da una signora, lascia il suo villaggio, la sua casa, i fratellini e sorelline. Si asciuga le lacrime che le scendono come non mai e …parte. Sa che deve essere forte se vuole aiutare davvero la sua famiglia. Arriva a tarda sera nella capitale e vi rimane per qualche giorno nella casa di parenti della signora.
Ormai si parla del giorno del grande viaggio che la porterá in Europa: meta Parigi. Da Parigi, Milano e da Milano ad un´altra cittá che per motivi comprensibili non menzioniamo. Un lungo viaggio con soste interminabili in case sconosciute, con persone sconosciute. Nadia non vede l´ora di arrivare, alla famiglia presso cui lavorare, ma… arrivata finalmente a destino trova una sorpresa molto triste.
Due donne le parlano di un certo tipo di lavoro che dovrá fare. Le dicono che sará istruita al riguardo e cosí é: per tre giorni é istruita per bene. Nadia crede di avere un brutto sogno. Poi dice chiaramente che non é questo quello che lei vuole e per cui lei é venuta in Europa. Le donne ridono e poi le dicono che si abituerá, che non é poi cosí difficile, che si impara tutto a questo mondo e che non c´ é un´altra alternativa. Ora lei sa, tra l´ altro, che ha un debito di 30.000,00 € da pagare per le spese del viaggo e per i documenti.
Quello che dovrá fare é un lavoro sulla strada. Nadia non vuole crederci, ma dopo 3 giorni di istruzioni, senza tanti complimenti, é portata in strada … sembra non esserci via d´ uscita.
É notte e Nadia scoppia in un pianto dirotto. Intanto arriva il primo cliente e lei entra in macchina
Il cliente le chiede perché piange… ma non parlando la stessa lingua é difficile capirsi. Alla fine quest´uomo comprende che lei vuole parlare con qualcuno che parla la sua lingua e lui, a questo punto, la lascia in una piazza dove, forse, potrá trovare qualcuno con cui poter comunicare.
La ragazza é fortunata perché dopo un po´ passa una donna che le ispira fiducia… le si avvicina…si, parla la sua lingua, cosí puó raccontarle in breve quello che sta succedendo. E questa donna alla fine se la porta a casa.
Il giorno dopo Nadia é portata alla Caritas e poi al Centro dove é protetta assieme ad altre ragazze che hanno esperienze simili.
Adesso per questa giovane inizia un tempo difficile ma anche un tempo in cui potrá rileggere questa storia, interpretarla, cercare di capire cosa é successo. E, con l´aiuto di persone capaci potrá con speranza e coraggio guardare al futuro.
Nadia ha corso un grande pericolo ma lei ha lottato con tutte le sue forze e in vari modi. Pensate che quando ci raccontava questa sua storia ci ha detto che mentre la stavano “istruendo” riguardo al lavoro che avrebbe dovuto fare, lei ascoltava e nel suo cuore diceva: “io non voglio questo… non é per questo che sono venuta in Europa!”
Che forza, che energia! Brava Nadia, Noi siamo con te. E che anche altre giovani donne che si trovano nelle maglie delle reti possano, come te, avere il coraggio e la determinazione di lottare per i propri diritti e la propria dignitá., come persone e come donne.
Quante Nadie incontriamo sulle nostre strade! Sono migliaia e migliaia le giovani donne che sono obbligate a vendere il loro corpo per guadagnarsi la vita e aiutare le loro famiglie lontane ma le condizioni che trovano sono di sfruttamento e di umiliazione. Ogniqualvolta le vediamo ricordiamoci che sono persone assetate di libertá, di speranza e di sogni di una vita degna e bella.