Che sia un buon anno per tutti. Buon anno multietnico, perché il mondo è qui con la sua varietà di lingue, musiche e colori. E la storia ci insegna che ogni nazione si è “contaminata” positivamente e si è sviluppata quando culture diverse si sono incontrate nel reciproco rispetto.
Buon anno multireligioso, perché la varietà di religioni è una realtà in carne ed ossa, non più soltanto un argomento da testi di religione. È di un’evidenza macroscopica, al punto che qualcuno sembra preoccuparsi molto, con profondi timori per il presente e per il futuro. Ma i campioni del pessimismo si affidino, se lo vogliono, alle parole del Papa, il campione della fede, che non si stanca mai di ripetere che le religioni uniscono. Il motivo è semplice: il messaggio centrale di tutte le religioni è la cosiddetta “regola d’oro”, “ama il prossimo tuo come te stesso”, “fa agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.
In uno stesso territorio e in una maniera alquanto pacifica convivono più religioni. Perché non vedervi la promessa che la “regola d’oro” si farà sempre più strada? Perché non scorgervi l’inizio di una reale pacificazione, la possibilità di un cambiamento positivo? Perché non applicare anche in questo modo l’indicazione programmatica che nell’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco così viene espressa: “verso un noi sempre più grande”?
Certo è che in questo travaglio molti si smarriranno e perderanno. I più deboli nel proprio credo religioso rimarranno spiazzati; altri non se n’accorgeranno nemmeno perché la propria appartenenza è troppo diluita. Forse si ritornerà al piccolo gruppo iniziale, che dovrà essere, come dice il Vangelo, sale e lievito: piccola cosa ma capace di ridare gusto e consistenza.
Per ora, alla stanchezza delle nostre terre tradizionalmente cristiane, fa da contrappunto l’entusiasmo e l’esuberanza di coloro che provengono da chiese giovani e da paesi di recente evangelizzazione. Gente che ancora dice il rosario in casa dopo la giornata di lavoro. Anche grazie a loro si può guardare al futuro con ottimismo o, almeno, resistere al facile pessimismo.
Gianromano Gnesotto, direttore dell’ufficio di pastorale dei migranti